Storia del Karate

Maestro Gichin Funakoshi
M° Gichin Funakoshi

L’origine del Karate risale a più di mille anni fa. Il Monaco Dharma, presso il monastero di Shao Lin in Cina concepì un metodo di allenamento fisico (detto “Ekkinkyo“) capace di conferire ai suoi discepoli resistenza e forma necessarie per superare la rigida disciplina imposta dalla loro religione. Questi metodi perfezionati in seguito, sono oggi conosciuti come arte della lotta di Shiao Lin (Shorinji-Ken-Po).
Quando i principi dell’antica Okinawa ed il signore feudatario di Kagoshima, allora chiamata Satsuma, proibirono l’uso delle armi, questo tipo di disciplina venne adottato nell’isola e, secondo l’origine cinese ed i caratteri alfabetici con cui era scritta, significò “mano cinese” (To-Te). Fu il Maestro Gichin Funakoshi, fondatore del moderno karate, morto nel 1955 a 88 anni, che, cambiando la disposizione dei caratteri conferì, al nome il significato di “mano vuota” anzi, penetrando intimamente il pensiero del buddhismo Zen, dispose i caratteri in modo da significare anche “svuotare se stessi” cioè: karate arte marziale ma soprattutto mezzo per modellare il carattere dandogli consistenza spirituale.
Il karate quindi è un’arte marziale nella quale si fondono lo spirito ed il corpo: le singole parti di questo devono essere razionalmente impiegate nelle tecniche di autodifesa.
Quali sono i principi a cui dovrà attenersi il Karateka? Secondo le antiche tradizioni del Bushido egli dovrà ricordare di:

  • Mantenersi in buona salute
  • Avere ed usare pazienza
  • Avere umanità ed altruismo
  • Conoscere e praticare il rispetto
  • Disciplinare le proprie forze

Ma la “via del karate” (Karate-do) deve essere percorsa sotto la guida di un Maestro che introduca gli allievi all’uso corretto del proprio spirito e del proprio corpo, senza creare squilibri: ecco allora che il pugno (tsuki), la percossa (uchi), il calcio (geri) o la parata (uke) vengono impiegati in modo razionale.
Non solo le mani, i piedi e tutte le parti del corpo devono essere usati come armi, ma gli occhi devono essere sempre concentrati sull’avversario, si deve assumere una posizione ed una forma corretta; pure correttamente si devono usare contrazione e decontrazione muscolare; tutta la potenza deve essere concentrata in un unico punto, portata alla massima velocità, con perfetta stabilità: tutto quanto sopra con il massimo controllo.
Se il karateka imparerà questo, egli capirà che il fine del karate non è la vittoria nel combattimento, ma il proprio perfezionamento.


Nella foto: Gichin Funakoshi (船 越 義 珍); Shuri, 10 novembre 1868 – Tōkyō, 26 aprile 1957 – è stato un karateka e Maestro di karate giapponese. Fu il fondatore dello stile Shotokan.